CRITICA

TESTI CRITICI, “FRAMMENTI“

ENIO CONCAROTTIgiornalista, critico e storico d`arte

Giornale LIBERTA` 

“…E` pittore d`impulsi, di scatto emotivo, di vibrazione, di movimento, di esplosione…”

 Quadri astratti di Pitti esposti alla Meridiana.

Il Pitti, periodo del transvisionismo 

Pitti e` pittore di un`area in cui l`astrazione non assume lo svolgimento ancora pervaso del senso della figurazione (Gorky, De Kooning, Corneille, Appel) ma rimane in cadenza espressionistica rigorosamente informale e cioe` con il totale azzeramento e abbandonano della presenza figurativa.

Dunque per lui l`arte e` creazione libera, al di sopra delle contingenze di parte e di settorialita` ideologiche, e` liberazione pura e incondizionata del proprio “io”, e` un momento universale di felicita`.

Davanti ad un suo quadro si avverte la presenza di un magma spirituale caotico ed espanso nello spazio senza logiche costruttivistiche ma incalzate dalla potente fantasia del caso, un mondo che vive ed emana messaggi emotivi intensi e penetranti.

Pitti incide sulla tela con un`energia interiore che si espande e si diffonde con rapida e sgorgante liberta` espressiva.

Prof. ALFREDO PASOLINO

Albino  Pitti, TERZO MILLENNIO

24 gennaio, Milano

La pace dell’anima nel mondo ha per l’Artista Albino Pitti.. l’Etere imponderabile Aristotelico, rivelato e sperimentato nei Solenoidi casualmente attivati con fortissime tensioni dal celebre Guglielmo Marconi, già amico del fisico Tesla !!!…, con brillamenti e disaggregazioni molecolari delle strutture materiali e organiche !!!!, un fluido primario sostenitore importantissimo e collante di ogni Morfologia ! L’uomo della nuova Era, pensa idealmente trasfigurando dimensioni naturali trascendenti!!!!, l’autostrada Dionisiaca dell’Irrazionale Intuizione, ne percepisce i principi e le loro leggi superiori… che ruotano vorticosamente come le comete stellari, liberando la loro energia propulsiva di sinergici interscambi molecolari di aggregazioni figurali vaganti, liberati come quanti di luce dai neuroni eccitati, con chiare traduzioni di linguaggi informali, onirici… riflessi sul Subconscio, queste sono le meravigliose concatenazioni di diverse frequenze presentate dal nostro Bravissimo eclettico Albino Pitti, ,Uomo -artista della neo Rinascenza del Terzo Millennio !!!!, uomo Autrofico !!!dell’universo interiore umano, come lo furono uomini Geni come Leon Battista Alberti, Tesla, Marconi, e Leonardo da Vinci !!!

SILLA MARIA CAMPANINI – critico e storico d’arte 

GESTO – MOVIMENTO – SPAZIO

20.10.2017, Ferrara

Anche le forme assorbono un forte flusso luminoso, in una promettente allegoria inter-spaziale, indipendente da una scenografia che esalta un primissimo piano,  da quel danzante ” Fibrato cromatico”, in cui le forme tentano un protagonismo pittorico assoluto, nel calcolo di uno spazio asimmetrico che va a perdersi in una ben decifrata ed artistica chiave

cromatica di lettura da definire, lasciando quindi volutamente un’incognita, che può essere interpretata soggettivamente da ogni angolazione, da parte dell’Osservatore. 

Possiamo riassumere l’opera di Albino Pitti con questa sigla: STM= Spazio Tempo Movimento.

TONINO ZANA, giornalista e critico d`arte

Le fasce accese di Pitti

Pittore generoso, Pitti, bresciano di origine, nell`eta` giusta per osare altri orizzonti cromatici, per sorridere, piangere e riflettere con il messaggio dell`arte.

Pitti ha appena donato a quelli del Brescia Calcio, una rappresentazione per dire “viva il Brescia in serie A”, che e` un avvenimento, non alla lunga, inserto nel calendario vitale di Brescia. Pitti, percio` sta nella sua citta`, come un cittadino che ama gli accadimenti, la serenita` e la drammaticità`, le ore del sangue e le ore della pausa, della piazza sfregiata dello stadio vinto.

Lavoro` alla tragedia di Piazza della Loggia: non sfumo` i rossi e trattenne le sue rabbie in bianchi scortati verso il cielo da improvvise illuminazioni di bianco.

Pitti usa il colore come soggetto e come oggetto, come attore e schiavo. In alcune tele, il blu comanda il pensiero del visitatore, lo dirige e lo piega. In altre, accetta la penetrazione e l`interpretazione.

In galleria espone una vasta operazione di memorie terrestri e di stacchi planetari. 

STEFANO FUGAZZA, critico e storico d`arte, direttore Museo Piacenza Ricci Oddi

Pitti alla Meridiana

Dimensione emozionale di Pitti

“Pitti” e` un vero artista, quando <pensa vede colori, le sue idee sono colorate>.

Stende sulla tela ipotizzando linguaggi diversi quali il segno, il recupero delle antiche memorie, il recupero di se stessi e lo vediamo appartenere nel mondo dell`astrattismo nelle sue definizioni. 

Il suo e` un rifiuto netto del figurativo e da queste opere si ha l`impressione che Pitti sia preso dalla curiosita` del guardare dall`interno e al di la` delle cose.

Il colore intenso come protagonista nelle sue opere nasce da un intervento gestuale forte, libero, che conferisce dinamicità ed essenzialità che gli permette di percorrere il proprio itinerario con sicurezza, quella sicurezza che possiedono gli artisti, autentici in liberta` spirituale. Pittura sostenuta da forte impatto cromatico dominante il colore rosso e il bianco lombardo, ma la sua tavolozza e` in continuo movimento: aggressive emozioni, fugaci felicita` e memorie dell`infanzia. Pitti quando dipinge entra in un`altra dimensione: “non sento le voci, mi sento leggero praticamente non esisto piu`”.  Le sue sono idee trasferite nei segni e nel colore, quindi l`artista entra in quella dimensione emozionale, cosi` nascono in una danza magica, con forte linguaggio espansionistico le sue opere. “Le opere del Pitti nascono d`impatto, esigono prontezza di mano e sono delle opere senza pentimento.”

Prof. ALFREDO PASOLINO , critico d’Arte internazionale , еsperto d’arte moderna , storico d’аrte, ricercatore, letterato, umanista, saggista e filosofo, poeta. Già direttore artistico alla 55° Biennale Internazionale di Venezia 2013.

Albino Pitti! Una vita per la Cultura e Arte.

1.10.2017

Maestro dell’Astrattismo surreale e dello spazialismo dimensionale prospettico del sogno visionario…  Un coacervo di simboli formali s’intreccia con l’astrazione di forme colore innervando lo spazio tridimensionale di archetipi dell’inconscio… nel gioco di forti suggesstioni sensoriali e seduzioni del sogno onirico… col tempo sospeso… agravitazionale… metamorfico… ..Un teorema concetuale di grande libertà dell’intelligere pittorico…guidato dall’istinto e dalla frenesia del ritmo di una narrazione del sogno visionario messaggero…

Un’opera onirica del sogno visionario…, metamorfizza il movimento sinusoidale elicoidale, della creazione vibratoria cosmica.. come la catena del DNA molecolare a doppia elica, simile ad un solenoide materiale., .liberatori di energia magnetica e fotonica. Qui la notte del profondo soggettivo – IO – inconscio individuale, si rivela nell’incessante perpetuarsi della legge cosmica di Ermetica Fiilosofia dell’azione, nell’intersecarsi di fibre divisioniste incessanti allegorie di una coscienza superiore analista, cui alchimisti pronipoti di Paracelso, cercavano la chiave della composizione e connessione di mondi invisibili tra loro connessi, mitici Argonauti del Giardino delle Esperidi , la Piietra Fiilosofale del Non Origine.., Ma del tutto in perpetua trasformazione informale… !! Il Dulcamara dei mattoni fondamentali della vita.. !!!! Bravissimo Albino Pitti..!, Una vita per la Cultura e Arte.

GIORGIO DI GENOVAcritico e storico d`arte Italiano

“Pitti grida pittura”

“Per Pitti la superficie della tela e` uno spazio esistenziale, e percio` abitabile dal gesto pittorico, in quanto metafora del vissuto del momento.

L`hic et nunc pittiano trova la sua verita` nell`iperbole fisico-emotiva, com`era in un esponente dell`action painting quale Franz Kline. Per tale ragione la sua pennellata e` sempre dilatata. Ma, a differenza dello statunitense, Pitti, anche se non e` alieno da abbandoni al vagare, non ama far percorrere tragitti piu` o meno fissi al suo “nastro” pittorico, ne` si limita al nero su bianco, spia di un temperamento sostanzialmente grafico, o, se se preferisce, sismografico dell`emotivita`.”

“Pitti  in quanto pittore, il colore così fortemente da avvertirlo come impresso sulla propria pelle, della quale la tela diventa il naturale prolungamento.

In questo caso non si tratta di tatuaggi, ma di imbrattamenti, per così dire, liberatori di una pulsionalità irrefrenabile che è il frutto di uno sfogo in cui convivono sempre posteriormente,  joie de vivre e timore del nulla. Pertanto Pitti marca il nulla della tela per riempire il bianco vuoto con gli urli cromatici della sua vitalità. Ecco perché i suoi ampi, e monumentali, contorcimenti cromatici, ottenuti attraverso rapidi colpi di pennello, si accampano sul bianco della tela, senza aver alcun bisogno di un fondo che li sostenga.

Pitti grida pittura.

Ogni suo dipinto è un grido esistenzialità liberata.”

GIORGIO DI GENOVAcritico e storico d`arte Italiano

Pitti non toglie il colore, egli lo mette sul campo della vergine tela. E lo fa con quell`esuberanza che caratterizza il suo temperamento di uomo che vive intensamente (velocemente) ogni attimo della sua esistenza. In realta` ogni opera di Pitti e` un verso d`amore, costruito con battute di rosso, giallo, blu, nero, violetto, bianco e finance rosa e celeste. E verso su verso egli forma le strofe della sua amorosa poesia gestuale, continuamente attenta alla data ( 16 aprile, 1997) ed addirittura all`Opera esatta, non solo perche` gli innamorati sia la data che ogni specifico momento sono importantissimi e degni di essere fissati nel tempo e nella biografia, alla stessa stregua di quando richiedevano le ragioni dell`arte a Constable, altro studioso della luce, il quale appunto sugli schizzi, che realizzava en plein air per poi tradurli a studio in dipinti, marcava ora e minuti; ma soprattutto perche` per ragioni zodiacali e` indispensabile conoscere l`ora esatta della nascita dell`amore, specie se,  com`e` per Pitti, essa coincide con la vita e con la ragione di vita, dipinto del `97 invaso dalla luce dorata di quel gomitolo giallo che simboleggia l`agnizione della luce dell`amore. 

Marta Lock

L’Espressionismo Astratto di Albino Pitti, quando lo spazio e il tempo si uniscono nel gesto pittorico

Laddove esistono artisti che hanno bisogno della riflessione, della contemplazione della realtà e della possibilità di meditare le emozioni di cui narrare nelle proprie opere, ne esistono altri che al contrario vivono la manifestazione creativa come una vera e propria liberazione istintiva, primordiale, perché è esattamente nel gesto plastico con la sua purezza che riescono a liberare quel mondo emozionale, le sensazioni appartenenti all’interiorità e che hanno bisogno di fuoriuscire attraverso l’irruenza del caos. L’artista di cui vi racconterò oggi vive l’atto creativo nella sua completezza, trasformando il momento del contatto con la tela in un’esperienza in cui la prima protagonista è proprio l’azione. Intorno alla metà degli anni Cinquanta del Novecento un nutrito gruppo di artisti si unì per dare vita a un movimento le cui linee guida principali erano la libertà espressiva, dunque senza regole stilistiche che avrebbero solo imprigionato i creativi di schemi ben definiti che nessuno più voleva, e la necessità di comunicare emozioni, tirandole fuori nella modalità maggiormente affine alle caratteristiche espressive di ciascun autore dell’opera. L’Espressionismo Astratto, questo il nome del rivoluzionario gruppo, accolse artisti differenti tra loro, spesso persino apparentemente opposti e divergenti purché conformi allo scopo primario dell’intento creativo, quello cioè di essere manifestazione del mondo interiore dell’esecutore; ecco perché l’impeto irruento di Jackson Pollock poteva coabitare con l’immobilità della monocromia di Barnett Newman, e la liricità astratta di Arshile Gorky tendeva la mano alle atmosfere suggestive e meditative di Mark Rothko tanto quanto alle dinamiche linee variopinte di Morris Louis. Malgrado il rifiuto da parte del mondo culturale e della critica dell’epoca – l’Espressionismo Astratto fu rifiutato dal direttore del Moma in occasione della grande mostra sulle avanguardie americane suscitando la forte reazione degli appartenenti al gruppo che a seguito di una lettera di protesta inviata al New York Times furono definiti Irascibili – gli artisti appartenenti a questo movimento stravolsero l’approccio all’Arte Astratta che fino a quel momento era legata all’oggettività, completamente distaccata dal soggetto esecutore e fine a se stessa, quasi un’analisi scientifica del gesto plastico, e non solo portarono in primo piano l’importanza del mondo interiore ed emozionale ma oltrepassarono la bidimensionalità della tela per introdurre l’azione come imprescindibile parte del processo creativo. L’Action Painting, che poteva manifestarsi con il Dripping di Jackson Pollock, con il Color Field di Helen Frankenthaler, con il segno di Franz Kline, con il Tachisme di Hans Hofmann, costituiva di fatto una simbiosi tra esecutore, tela, colori e gesto, inteso come espressione di un impulso pittorico che non doveva subire il filtro della ragione e che aveva bisogno di fuoriuscire in maniera spontanea e libera; l’atto stesso del dipingere diveniva dunque un momento d’arte, un frangente in cui l’opera diveniva il principio, il mezzo e anche il fine, evidenziando e mettendo in luce l’importanza dell’azione. La medesima intenzione espressiva emerge nelle opere di Albino Pitti, permettendogli di strutturare e concretizzare il suo personale linguaggio pittorico in cui il movimento, inteso come gesto esecutivo, diviene parte stessa di ciascuna delle sue tele che raccontano frammenti di emozioni e di sensazioni accordandosi allo stato d’animo artista. Il suo lungo cammino nel mondo dell’arte del Novecento lo ha visto protagonista nonché esponente dell’arte italiana in tutto il mondo e cofondatore dei gruppi dell’Espansionismo, del Transvisionismo e del G.A.D ed è stato in virtù anche di queste esperienze che ha sperimentato e strutturato un particolare stile che mostra le sfaccettature della realtà osservata, delle molteplici interpretazioni di tutto ciò che accade e struttura il processo di conoscenza proprio attraverso l’istintualità, come se nel movimento dall’interno del suo sentire all’esterno del colore che tende verso la tela, si compisse la consapevolezza, la presa d’atto della consistenza delle emozioni. La stesura delle tonalità scelte è pertanto densa, non modulata né stemperata bensì assecondata all’intensità del sentire, alla connessione con una profondità che preme per fuoriuscire con urgenza per non dimenticare quel frammento emozionale, lasciando un’impronta consistente, quasi come se quelle tracce cromatiche dovessero incrociarsi anche nel mondo materiale per dare un senso più concreto a tutto ciò che diversamente sfuggirebbe. Non solo, nelle sue tele si percepisce prevalentemente quel processo di esternazione, quel propagarsi dal buio della profondità e dell’inconsapevolezza emotiva, contraddistinta dal nero, dal verde e dal blu scuri, per poi arrivare alla rivelazione del contenuto di quello slancio, un chiarore, un lampo di intuizione che attraverso la tela diviene nozione, esperienza; l’atto pittorico per Albino Pitti è quindi una parte essenziale della realizzazione di un dipinto, l’azione si lega imprescindibilmente all’esecuzione e al risultato finale, senza soluzione di continuità. Comunicare significa esplorare il proprio sé, guidarlo per raggiungere un’evoluzione superiore, quella in cui la mente, prevalentemente limitata e limitante, lascia spazio all’istinto, all’emozione in grado di aprire l’animo alla conoscenza, all’elevazione verso un percorso più consapevole, più centrato e capace di infondere certezze che non provengono dall’esterno bensì dalla connessione tra l’altro da sé e quel mondo sotterraneo che tutto comprende. Il dipinto Sogno al Mar Nero inizia proprio dal buio della coscienza, dallo sguardo distratto che sembra contraddistinguere l’uomo contemporaneo e che non gli consente di apprezzare ciò che lo circonda; tuttavia Albino Pitti lascia emergere i colori, quelli osservabili a una seconda occhiata in virtù della quale comincia a delinearsi una luce, una presa d’atto della bellezza, dell’emozione che vibra oltre la razionalità e che non può fare a meno di travolgere l’individuo. Da quel turbamento l’artista si lascia conquistare, gli si abbandona, e poi lascia vagare lo sguardo sui colori predominanti che quindi si manifestano sulla tela, la squarciano con la loro materialità, la illuminano con le sensazioni che si propagano fino quasi a far dimenticare il buio dei contorni dell’opera. Nel dipinto In terra etrusca Albino Pitti evoca non solo i colori tipici di un luogo ormai sospeso tra il glorioso passato di una popolazione estinta e la memoria di sé che essa ha lasciato attraverso utensili, suppellettili e costruzioni sotterranee in cui sono conservati i loro tesori, bensì anche la capacità artigianale, quella tendenza a costruire oggetti di uso comune, più o meno preziosi, che hanno avuto la capacità di attraversare i secoli, di mantenersi intatti; è per questo che aggiunge la materia, dunque non più solo la densità della pennellata, per omaggiare l’abilità creativa e artigianale di una grande civiltà in cui il rispetto e i valori importanti erano guida stessa della civiltà. Gli ocra, i bianchi e i neri richiamano alla memoria le terre dell’alto Lazio e della bassa Toscana, dove gli etruschi hanno costruito i loro villaggi e vissuto la loro vita. In altre opere come Parea Tanaica invece, Pitti sembra mostrare un approccio più aperto, più sereno, quasi come se i momenti precedenti, quelli in cui l’ombra e l’oscurità prevalgono, dovessero lasciare spazio a un’osservazione differente, più orientata a percepire i veri colori, la positività che fuoriesce quasi come contrappeso al suo opposto perché in fondo, sembra suggerire Albino Pitti, il buio, le nuvole non permangono mai troppo a lungo. Pertanto l’Espansionismo diviene un invito alla conoscenza di sé, all’apprendimento di tutto ciò che accade, si verifica, si manifesta, per raggiungere un livello più alto in virtù del quale si accetta l’alternanza tra positivo e negativo e si apprende a non lasciarsi abbattere dagli accadimenti; perché il dopo sarà maggiormente chiaro, variopinto, allegro e solo chi ha attraversato il buio riuscirà a vederne l’intensità, solo chi ha compreso quanto sia importante addentrarsi nelle profondità del sentire, anche quelle meno piacevoli, sarà in grado di respirare a pieni polmoni, di scorgere e apprezzare la forza dei colori che circondano la vita. Ciò a cui Albino Pitti non rinuncia è quell’approccio esperienziale nei confronti di qualunque sua tela, ogni volta differente perché niente è uguale a se stesso, neanche le emozioni, in accordo con il concetto eracliteo del Pantha rei secondo cui non sarà mai possibile bagnarsi nella stessa acqua, così come secondo Pitti, non sarà mai possibile provare le medesime sensazioni benché di fronte al medesimo evento. Albino Pitti ha esposto a New YorkDallasPhiladelphia. Espone a ParigiMilanoNizzaFrancoforteMadridSofia, ha avuto per alcuni anni opere in permanenza presso l’Espai Miquel GasparGaleria Antoni PinyolMuseu d’Art Modern di Tarragona in Spagna, sotto la guida del direttore Lluis Montane, e ha collezionisti in tutto il mondo. Dal 2019 Albino Pitti è supportato da Art Finance Fund, un fondo d’investimento specializzato nella valorizzazione di opere d’arte, all’interno del settore dedicato agli artisti con potenzialità di affermazione sul mercato internazionale. 

JOAN LLUIS MONTANE`, critico e storico d’arte internazionale 

Rivista “Artes Plasticas”

“Pitti, gesto, geometria, spazio e astrazione”.

Sempre chiaro stiamo parlando a livello concettuale, guardando la dinamica che diventa materia… Il fondo e` una sua strategia che si basa ad una forma pragmatica di vedere la vita spirituale, perche` l`energia e` gesto, il gesto e` liberta`, gesto come fonte di liberazione, di fronte alla geometria che contiene l`istantaneo naturalismo. In fondo, si produce un dialogo tra la geometria e la gestualità nella sua pittura, con l`idea di dare armonia, la sublimazione, il concetto puro della liberta` e la necessita` di generare tensione senza permettere che l`opera sia guardata espansivamente e diretta.  Pitti presenta la novita` prendendo l`armonia, partendo dalla dialettica intesa come liberta`, in questo e` espressionista astratto gestuale italiano e come se fosse “un massimo sacerdote”…”

JOAN LLUÍS MONTANÉ critico e storico d’arte  

Dall’associazione internazionale dei critici d’arte (AICA). Madrid, 18. 08. 2018   

Albino Pitti: il gesto, lo spazio, la ricerca e l’incontro
Ci conosciamo da molti anni e il passare del tempo non ha cambiato l’essenza di questo artista italiano che è sempre un amante della libertà e della ricerca pittorica. Pitti è un pittore speciale per molte ragioni. Soprattutto per uno: la sua volontà di vivere e, di conseguenza, la sua volontà e la sua decisione pittorica di espandere il gesto come forza gestuale, come colore, e anche come elemento introduttivo per indagare su nuovi parametri e sfide. È un pittore che si distingue per la sua grande produzione e la sua costante dedizione al colore e al gesto. Il colore nella sua produzione pittorica è fondamentale, perché cerca, attraverso di esso, di connettersi con le parti più interne dell’essere umano, quelle che sono nella coscienza interiore e nell’essenza del recondito.

Il colore: veicolo di comunicazione
Il colore è un veicolo di comunicazione che ti permette di trovare i passi e gli angoli che aprono la strada verso le aree sensibili di un interno sempre più complesso ma, allo stesso tempo, più diretto di un mondo che viene reinventato ogni volta che si sveglia. Usa il colore, i colori primari, diretti, che permettono di mostrare un contrasto che cambia in ogni momento. Sia nella sua produzione su tela o tela, sia nella sua creazione su cartone e altri supporti, nelle sue varie serie, da quelli dedicati al puro gesto, la serie pittorica più spaziale, che esibisce tutta la potenza dell’emotività, o quelli di segni, altri dedicati ai volti, quelli essenzialmente curvi, o quelli che mostrano la preponderanza dell’ovvio all’interno di parametri di calcolo e mentalità essenziale che cerca il recondito di essere chiaramente diretto nel formale, ma vibrante emotivamente così intenso che modella la determinazione del momento vitale.
Lo spazio come elemento artístico
In questo contesto lo spazio, la forza e la determinazione del colore sono vitali per entrare in armonia con esso. Lo spazio non è un semplice supporto che dà significato all’esistenza di chi è in piena ebollizione cromatica artistica. È un elemento che gioca un ruolo preponderante a livello artistico come se fosse anche un importante elemento cromatico, perché dialoga senza restrizioni con il colore, con il gesto, con il materiale utilizzato. È la base, ma, allo stesso tempo, costituisce un elemento centrale che ti permette di dialogare attraverso l’essenza del vuoto che rappresenta, con la forza e la plasticità di entrambi i gesti e il cromatismo. Pertanto, il vuoto si riduce e, allo stesso tempo, lo spazio, inteso come materia, dialoga con due poli opposti, che, allo stesso tempo, si armonizzano, che allo stesso tempo agiscono e si consolidano come assi fondamentali del suo discorso.
Il gesto come energia
Il gesto è l’energia, la forza espressiva della vitalità del momento, l’essenza del colore, il potere della materia, la vibrazione cromatica. Il gesto gli permette di essere sottile, e allo stesso tempo espressivo, forte, preponderante ed evidente. Il gesto è vitale perché elimina la tensione, si allontana dalle linee rette e dagli spazi chiusi.
Il gesto nell’opera pittorica di Pitti è il preludio alla libertà. È la volontà vitale dell’artista che vuole andare oltre i limiti fisici, che si esprime per essere forte e, allo stesso tempo, clamoroso e sensibile. La sensibilità del creatore internazionale italiano con mostre in più paesi e lavori in importanti musei e collezioni in tutto il mondo, oggi collegato alla Bulgaria, Sofia, sta nel costante cambiamento e trasformazione. In realtà nella sua pittura non c’è ieratica, non può essere intesa come un tutto assoluto, ma né come nulla. Il suo lavoro è una parte fondamentale della creatività, perché è essenziale che il gesto sia sensibile, anche se determinante e materiale, a volte, per essere lirico e altre volte voluttuoso. Il gesto prelude alla ricerca interiore dei prolegomeni che lo conducono a se stesso. Si esprime con il gesto, perché in realtà il suo modo di dipingere è come se fosse concentrato sul permettere al colore di guidarlo alla grafica. A volte il gesto ha qualcosa di iconico, un elemento iconico che pone e sottolinea la necessità di essere coerenti, di essere consapevole che esiste perché l’energia stessa che ti motiva a dipingere nasce da un interno che fa parte di un’orchestra di emozioni che riflette ed eleva con la plasticità e l’eleganza della forza di chi si sente creativo e, allo stesso tempo, parte fondamentale di un discorso che si basa sul recondito nonostante la sua grande apparenza e il suo modo spettacolare di intendere la pittura.
La presenza della materia 

La materia è molto importante anche nel suo discorso artistico, perché lo connette con lo spirituale. Devi lavorare direttamente su di esso per raggiungere la chiave che ti permette di essere consapevole della sua trascendenza. Volontà, determinazione, adorazione dei gesti, dedizione alla dinamica vitale che ti permette di andare oltre la vita, connetterti a ciò che non vedi ma che esiste. È così chiaro nel suo discorso pittorico, sia nei suoi collage, nelle sue tecniche miste e nel suo lavoro sull’acrilico che nella dialettica che sopravvive tra l’artista che lotta e riconosce se stesso e l’uomo trascendente che cerca da ciò che è, del concreto, per indagare su ciò che non si vede ma è da solo. Per questo motivo usa la materia in molti modi possibili, perché è come il testo di un libro per Pitti, la chiave che apre la porta ad altre dimensioni e che gli consente di connetterci con i suoi recessi più intimi ma che è lì alla portata di tutti. Materia concepita in astratto, ma anche con la presenza di iconismi, segni, fotografie, elementi e frammenti di giornali, secondo serie e opere, perché l’esistenza è multipla e varia. Pitti è un artista pittore che si muove costantemente, che viaggia, che vive in città diverse, che hanno bisogno di cambiare posto per connettersi di nuovo con le proprie possibilità interiori. È un artista che scava nel più vitale per essere sottile ed elegante nella sua pittura che va oltre l’aneddotico e diventa il vero specchio dell’anima.
 

JOAN LLUÍS MONTANÉ

De la Asociación Internacional de Críticos de Arte (AICA)  

Madrid, febbraio, 2019

Espaciales y tridimensionales.

 La otra percepciòn.

Esta obra que has hecho es muy buena. De la gestualidad y el espacio. La fuerza del gesto a la conquista de lo infinito.  Gesto, trazo, fuerza y energia. Gesto en el espacio que busca la tridimension, la determinaciòn de la pintura que avanza sin limites buscando a travès de la salpicadura y los drippings, consolidar el universo innovar expressionista. Rilieve de alas de pàrajo. Gestos del color multiplicàndose entre los àngulos y recovecos. Gestos que hablan que configuran partituras de pintura. Somos colores que se entrelazan en la sinfonia del espacio para hallar lo imposible.

MARIO ANGEL MARRODAN, poeta, critico e storico d’arte

“Esposizione d`arte di Pitti “gli okki del cuore”.

“… Pitti e` uno dei maggiori dell`arte contemporanea europea. Creatore del movimento pittorico nominato “espansionismo”, pittura espansiva. La sua linea pittorica e` fondata in quattro linee essenziali, una linea gestuale energica, l`altra e` espressiva nel colore per il colore senza accentuare il gesto, un`altra molto geometrica e costruttiva in una linea che presenta la combinazione tra geometria e gestualità`…” “Cuando Pitti pinta un cuadro, su trazo es vìnculo con su identica y exposiciòn de matices. Como todo pintor moderno, viven en conflitto con su medio, sin dejar por elio de ser un vedadero sentimental que, en el fondo, es capaz de dar influencia univoca a la visièn espiritual.”

GIORGIO SEGATOpoeta, scrittore, critico e storico d`arte.

Pitti, I colori dell’aria

“La qualita` non e` nella “piacevolezza” cromatica o nei rinvii suggestivi del segno, ma nella spazialita` vasta e profonda che viene attivata dal gesto e nella misura, materica e coloristica, che l`artista impegna per dare una risposta convincente alla inquietudine del nostro tempo con un messaggio di chiarezza visiva assoluta e di una semplicita` – questa tutta apparente proprio perche` non casuale, ma punto di arrivo di un attento processo selettivo che le deriva dalla riduzione a pura sostanza cromatica dell`ilusione della

visione.” “La pittura di Pitti e` l`esito straordinariamente semplice, diretto e ormai quasi immediato di un lungo viaggio dentro le ragioni dell`arte, un viaggio a Oriente, si puo` senz`altro dire, cioe` verso le sorgenti della luce, le origini del pensiero, la nascita del mondo.  Corrisponde a un processo di liberazione dalla quantita` e dal peso della materia, dalla saturazione del mondo degli oggetti che riempiono lo spazio esistenziale e rendono sempre piu` faticoso trovare l`euritmia vitale, la consonanza del proprio respiro con il respiro dell`universo.” “La sua ricerca non si sofferma sul gesto in quanto tale (semplicemente liberatorio di energia fisica e psichica), ma lo esplora come misura ritmo espressivo e comunicativo come immediata “trascrizione” di emozione, di pensiero, di stato dell`anima e dell`intelligenza: una pittura – pittura che rinuncia a priori a qualunque referente oggettivo, naturalistico, poiche` in essa il colore e` tutto, la forma `e colore, il colore e` forma – contenuto.”

ALBERTO CHIAPPANIcritico d’arte, con cattedra a Brera

“Cosi` anche le opere di Pitti guardano oltre se stesse e incontrando lo sguardo producono effetti di incontrollabile metamorformosi informale. E` un`arte che invade i nostri sendi poiche`, percependola, sembra di accedere ad un aereo vortice inseguendo una meteora. La vita si traduce in colore e l`interiorità` s`imprime con spontaneita` nell`immediato tracciato cromatico.”

GIORGIO TREVISANgiornalista e critico d’arte

“Una dirompente energia gestuale si sprigiona dai quadri di questo autore, come se la sua pittura volesse travolgere segno e colore, assecondando fino all`estremo limite l`emotivita` dell`artefice. La sua opera, che sembra non avere ne` un inizio, ne una fine per porsi semplicemente tra progetto ed esecuzione, si annuncia come dialettica di opposti, rimessa in discussione dalle certezze, ma anche di ogni atto che la determina.”

“Ecco, allora, dispiegarsi i suoi assalti alla tela, liberarsi le sue invenzioni cromatiche, amalgamarsi stesure e pennellate in immagini fantasmatiche e impetuose, in atmosfere cariche di profondo sentimento.”

GABRIELLA NIEROgiornalista e critico d’arte 

“Il Pitti e` fondatore dell`Espansionismo ed ideatore quindi di una pittura che diventa il “prolungamento” di tutte le proprie esperienze spirituali, riflesso ideale delle proprie sensazioni. I segni lunghi e decisi ed i colori dalle sfumature contrastanti diventano icone del proprio pensiero sul reale. C`e un mondo interiore visto e percepito come stato d`animo che gradualmente si trasforma in un`esplosione di sensi.”

RENATA GEREVINI NAVALESIgiornalista e critico d’arte  

“Il colore inteso come protagonista nelle sue opere nasce da un intevento gestuale forte, libero, che conferisce dinamicità` ed essenzialità` e che gli permette di percorrere il proprio itinerario con la sicurezza che possiedono gli artisti.”

LINO LAZZARI, critico d’arte, direttore del “Eco di Bergamo

Il Pitti e` informale

“Il Pitti e` informale. Dopo l`esperienza del figurativo, egli si e` sentito necessariamente “portato” ad evadere dalla pura illustrazione dei soggetti presi in esame per dare libero sfogo alla propria creativita`. Ne risultano opere di pregio, soprattutto per quanto riguarda l`essenza delle immagini. Con questo stile, Pitti ha cosi lasciato spazio al suo desiderio di esprimersi con ampie possibilita` di idee rese “preziose” con freschezza ed immediatezza. Naturalmente il suo modo di dipingere richiede attenta analisi dei contenuti con aggancio a quelle realta` di cui danno una sintesi in un contesto di forme e cromatismi studiati con molta attenzione.”

ANDRES VIOLA ESTANY, critico d’arte, direttore museale della fondazione Marguerite d`Este

Pitti, “Gli Okki del Cuore

“Pitti è un riferimento alla ribalta dell’arte Contemporanea Europea. Creatore del movimento artistico conosciuto come vernice  “Espansionismo” o espansiva. Le sue opere pittoriche sulle quattro linee essenziali, una linea gestuale ed energico; uno che esprime il colore senza colore accentuano il gesto; una linea molto più geometrica e costruttiva e che ha la combinazione di geometria e gesto.”“…Quando ho iniziato  a sentire parlare, di Pitti sono rimasto sorpreso con una frase che, come ricorda lo slogan del potere evocativo della poesia cinese: “Penso che quand`ero piccolo ero cosi` povero che anche l`arcobaleno lo vedevo in bianco e nero”. Il suo lavoro attuale e` in competizione con l`arco di San Martino, perche` i suoi colori dei dipinti dell`iride, sono come l`arco in cielo. Lo dimostra con luci blu, rosso, rosa… esplosioni in bianco e nero. Alcuni dicono che i suoi dipinti guardano ad Oriente perche` e` fonte di luce. Penso che l`Oriente e` anche la luce della fede, come il messaggio di Cristo. Il giorno dell`inaugurazione la sua mostra a Belaguer, l`artista ha eseguito una performance musicale con la batteria e in un laboratorio fece una scultura in ottone e ferro, e di tipo Dantesco , tagliuzzato di circa 2 metri per due, la luce e ombra cambiano con l`astronomica del sole e per finire una tela di 50 metri di lunghezza e altezza 2 metri.

Il giorno dell’inaugurazione la sua mostra a Balaguer, l’artista ha eseguito una performance musicale con la batteria e in un laboratorio fece una scultura in ottone e ferro,  di tipo Dantesco, tagliuzzato di circa 2 metri per due, la luce e ombra cambiano con l’astronomica del sole e per finire una tela di 50 metri di lunghezza e altezza 2 metri.

La mostra e` stata inaugurata con il nome “Pitti gli okki del cuore” ed e` stata presentata dal giornalista, critico e storico Josep Maria Cadena, accompagnato dal critico Mateo Berrueta, il critico Angel Mario Marrodan e dal critico e storico di arte contemporanea internazionale Joan Lluis Montane`.

GUGLIELMO GIGLIOTTIcritico d`arte

“…per Pitti l`opera non nasce, esplode…”

Pitti, ovvero segno, materia e luce.

“…Non esiste il modo piu` efficace di evidenziare la vitalita` di un universo linguistico che l`esaltarne l`intera liberta` dialettica che la compone. L`”Espansionismo” nasce per questo. L`arte “astratta” anche quando e` “figurativa” perche`, per dirla con il Fielder, principio scopo dell`attivita` artistica e` la creazione delle forme il cui unico fine e` la visione, come per la musica e` l`ascolto. L`arte non e` la natura, e neanche la sua copia. Come non esiste Arte Figurativa, quindi non esiste in fondo neanche Arte Astratta (del latino ab-trahere, togliere via), ma solo uno specifico autonomo, con le sue regole e le sue infinite varianti fenomenologiche. Pitti trova rappresentazione nella produzione dell`arte Espansionistica. Pitti ha fatto del macrosegno il perno della propria poetica. Un macrosegno che si pone tuttavia agli antipodi, per farsi veicolo di un vitalismo espressivo ed espressionistico che trova ancoraggio storico e stilistico nella piu` radicali manifestazioni dell`informale lirico.

Per Pitti l`opera non nasce, esplode. E` la tela non e` piu` solo campo, ma bersaglio. Bersaglio il cui centro e` ovunque, perche` la gestualità` imperosa e` sostanza dilagante, capace di vibrare anche dove non lascia fluente traccia. La questione e` che in Pitti il dipingo “ergo sum” non assume valori traslatamente letterari e allusivi, ma si fa cocente e diretta testimonianza di un “esserci” totalizzante e repertorio. Sulla tela al momento della creazione, vengono cosi` a rovesciarsi, indistintamente fuse nello stesso gesto, tanto le certezze e la paura del vivere, quando gli slanci e le fragilita` dell`intimo. Una pennellata larga, a scia, riversa nel bianco della tela serpentoni di colore blu, ocra, nero o porpora, che scuotono il piano con flussi energetici ad andamento quando sussultorio, quanto oscillatorio.

E` un terremoto che segue impetuosamente un prima e un dopo, cui partecipa tutto il corpo, coinvolto in una danza che mette in contatto l`occhio con l`articolazione della spalla, sotto la vigile regia dell`io piu` profondo. E sono le pulsioni di quell`io che senza eccessive mediazioni, prorompono in forma di dramma pittorico – gestuale, non dissimulando l`edonismo spettacolarizzante di un atto che si fa teatralizzazione di se…”

ANNA AMENDOLAGINE, critico d’arte, saggista, Direttore Istituto Italiano di Cultura di Sofia

VIS & VERTIGO

Con questa mostra personale di Albino Pitti nella prestigiosa cornice della Galleria Nazionale di Sofia dal  marzo 2013, continua quel dialogo artistico e culturale tra Italia e Bulgaria che L’Istituto Italiano di Cultura di Sofia ha iniziato nel 2011. In esposizione piu’ di 40 opere di recente produzione che il Maestro italiano dell’informale astratto presenta al pubblico per la prima volta in assoluto. Artisticamente parlando la patria di Albino Pitti e’ il mondo.  

Da settembre 2012 si trova nella capitale bulgara, dove e’ approdato nelle acque tranquille del porto senza mare e senza rive di Sofia. La citta’ gli piace perche’ non e’ ordinata e gli ricorda l’Italia degli anni ’60. Qui incontra persone-spiega-con molte potenzialita’. La pittura informale del Maestro italiano non e’ mai uguale a se stessa.  Ha la capacita’ di rigenerarsi continuamente per segni, colori e significati. Anche a seconda di dove viene concepita. In terra bulgara, Pitti rinverdisce la sua fonte di ispirazione, trae nuova linfa vitale da queste acque che sgorgano calde e imperiture e getta nuova forza sui materiali che fanno da sfondo alle sue opere. La sua pittura e’ solo ricerca: della filosofia libera, dell’essere, della liberta’ di movimento, del pensiero. Lui ha sempre dipinto, ha composto  piu’ di 20000 opere nella sua vita. I quadri in mostra sono opera di spessore: lo spessore del colore che Pitti usa generosamente sulla tela facendo uso solo di colori acrilici. L’acrilico che, sotto le sciabolate date con il rullo, si rivela esso stesso un materiale plastico-scultoreo. Ma lo spessore emerge anche dalla poesia di cui sono pregni questi lavori: le sue pitto-sculture si presentano a prospettive diverse, laddove accanto al dinamismo esterno viene apposta la pennellata interiore dell’anima. E come in sogno noi ci lasciamo imbrigliare dalla vertigine cromatica di intense emozioni e di impalpabili sensazioni che l’arte di Albino Pitti regala alla nostra memoria. “La vita e’ un sogno ad occhi aperti-sostiene l’artista- E’ semplice ma siamo noi che la complichiamo perche’ abbiamo paura della morte”.

Ph. D.YULIAN RAYCHEF,  critico d`arte, Museo Nazionale Delle Belle Arti Bulgare – Galleria Nazionale d’Arte, Sofia

VIS & VERTIGO 

L’energia creativa incarnata, che combina in se’ un profondo concetto filosofico e l’armonia dei colori, ci introduce all’arte di Albino Pitti. Le opera astratte di Pitti aprono le porte al futuro e al dinamismo che ci circonda. Questo ci porta a sognare e a sentirci artisti del proprio tempo, liberarci dei pregiudizi del passato e progettare un mondo migliore per le generazioni future. Nelle opere possiamo notare le vibrazioni della vita nell’era nuova, l’eterna trasformazione della materia che l’artista percepisce ed esprime attraverso la forza dell’astratto. L’autore cattura l’energia dei luoghi visitati e nel processo di ispirazione lascia il sentimento  subconscio generare nella creativita’  un’energia piu’ alta. Questa energia tocca il subconscio del destinatario ed e’ il mezzo con cui si assorbe il meccanismo, grazie al quale ognuno di noi puo’ generare una tale energia superiore e quindi rendere il mondo migliore. La spirale e’ molto spesso presente nelle opere e rivela I livelli sofisticati dell’intelligenza umana e di elevazione spirituale. Con l’intensita’ del colore, l’autore costruisce il messaggio divino che ci guida verso l’idea di luce, energia e forza, sostenuti dalla fonte di sapienza.

NICOLA DAVIDE ANGERAME , critico d’arte

“Il mo(n)do informale di Pitti”

“Il suo ideale utopico è “dipingere un miliardo di quadri senza farne mai uno uguale all’altro”, lasciando in tal modo che la vita fluisca sulla tela attraverso la spontaneità del gesto, la casualità dell’umore, la forza della sensibilità.

La conquista di una consapevolezza informale matura, proviene da una coazione a dipingere che trova nel bios, nel corpo organico, fisico e biologico ( nuova conquista degli ultimi decenni che cor-risponde all’avvento  della tecnologia elettronica smaterializzante) il suo nodo centrale. Un nodo gordiano inestricabile che nel gesto del dipingere trova il modo di riflettere, di produrre,  la propria complessa realtà e pratica un tentativo di rappresentanza di nuove istanze, come il desiderio postmoderno della carne, la rivalutazione dell’istinto, la nuova alleanza con il Destino trasformato in caso e introdotto nell’opera d’arte come coprotagonista. La scrittura automatica dei Surrealisti (primi indagatori dell’Io), viene ereditata da questa pittura “automatica” scevra ormai anche di ogni teoria dell’inconscio, priva di sapere e armata di volontà. Una pittura che tenta di essere ardente al dettato immediato dell’esistere, sfruttando la concretezza del corpo, della tela e delcolore.

Una concretezza fino ad allora subordinata alle istanze legittime di una pittura intesa leonardescamente come “cosa mentale” e ora rivendicata come un pensiero-pittura  capace di “fluire”, copiosa, immediata e spontanea come il pensiero , semplice e libero, che accoglie nel suo processo umori e sensibilità, emozioni e intuizioni momentanee: un pensiero lieve e contrapposto alla riflessione attenta, allo studio concentrato di concetti, nozioni e azioni. La pittura de-finita lascia spazio ad una pittura in-finita. La pittura di Pitti si alimenta di queste conquiste e ne rappresenta un esito estremo, in cui il gesto si libera da ogni sovrastruttura culturale per diventare pura azione, guidata da un’interiorità in cerca solo del gesto che compie. “Dipingere come viene viene, da accidente ad accidente, – scrive il filosofo torinese Marco Vozza a proposito dell’arte di de Stael – procedere casualmente, credere ostinatamente all’azzardo, significa se non istituire, almeno seguire  un’altra logica, più aderente al dettato dell’esistenza”. Anche Pitti segue una logica altra, in cui il primato smette di essere detenuto dal progettare una forma o nel negarla, ma diviene nel fare prima

del pensare che ottiene effetti rivoluzionari anche sull’opera d’arte, la quale passa in secondo piano rispetto al flusso produttivo.

Lo dimostrano gli ultimi dittici trittici di Pitti, sempre più rarefatti e sempre più espressione di un flusso che tenta di affermarsi oltre la tela del singolo quadro, per riempire il mondo di colore e di luce, per offrire sostanza pittorica in olocausto al proprio (horror vacui).

Questo agire si muove verso un’esistenzialità del gesto che ha nell’arte calligrafica orientale un involontario ma naturale punto di riferimento per quanto concerne il rapporto tra il gesto e la verità spirituale, tra la pennellata e la personalità, tra la singola azione e l’illuminazione raggiunta, che è abilità tecnica indistricabilmente connessa all’intuizione del nulla profondo che resiste dietro il mondo come velo e come apparenza. Per questo motivo, l’informale gestuale di Pitti non ha bisogno di riferimenti mondani evidenti perché si nutre di un’energia interiore che trova sfogo nella tecnica peculiare messa a punto negli anni. Questa tecnica prevede la stesura del colore sulla tela a velocità di esecuzione massima, per agevolare la quale Pitti usa il rullo da imbianchino invece che il più classico pennello. La velocità esecutiva fa parte integrante del modo di operare di questo artista, che ha fatto del flusso e dell’istinto un credo capace di sostituire la teoria con pochi accorgimenti validi lungo i corsi degli anni. In questo senso la pittura smette di essere un progetto, un’attività circoscritta nei momenti di produzione che nel corso della vita impegna l’artista come una professione, e diviene tentativo di lasciare il segno lungo il tempo della propria esistenza quotidiana. Un tempo trasformato in spazio. Pitti dichiara il suo desiderio di lasciare tracce, sempre e dovunque. Questa coazione a segnare, a far scaturire da sé luci e colori in continuazione, genera un senso di vertigine teorica in chi li legge criticamente. Callois la chiama (ilinx), nella sua analisi dei giochi che comportano la rotazione. Dalle danze indiane attorno al fuoco alle meditazioni dei dervisci rotanti, questa vertigine si ritrova anche come sottofondo dell’azione informale di Pitti, nell’uso verticoso del rullo che lascia sulla tela l’impressione esatta del gesto che o ha generato: un’energia psichica che si scontra con la materia-colore e con la sua luce ideale seguendo le vicissitudini dell’esistenza. In questo senso si può anche accogliere l’interpretazione fenomenologica  di Renato Barilli, che nell’arte informale dice: “ per sua costituzione, insiste, sporge, si affaccia sul mondo” inteso come “ omnitudo realitatis”. Rothko, uno dei riferimenti più sentiti di Pitti, parla di una “realtà dell’artista”, che s’incarna nei suoi Multiforms e il cui volto non è datato da forme ma da colori, tonalismi, luci sovrapposte, profondità di campo, porte, aure, soglie, orizzonti: fatta di spazio e di tempo che prendono corpo nel dialogo infinito della luce. E fatta soprattutto di tela, che viene fuori come sostentamento dell’atto idealizzato della pittura. Quella tela che è grezza e resta tale, rendendo infinitamente l’opera anche un oggetto. Un maestro italiano del gesto in pittura come Emilio Scanavino, ha scritto: “ Penso all’uomo e penso che se riuscirà ad avere una misura interiore riuscirà anche a trovarsi”. Pitti è l’esatto contrario, è il Soggetto disperso nel proprio bruciante vorticare, che vuole esprimere una forza in cerca di sbocchi al di là di ogni sapere e misura, proiettato verso il magmatico fluire della pittura intesa come pura emanazione del Sé. Un sé incarnatosi nel corpo che compie il gesto. Il mondo interiore e quello esteriore si perdono dentro questa danza senza figure né pose; dentro un’energia che è senza senso poiché viene prima del Senso, prima di quel processo affabulatorio che consente al significato di posarsi su un significante e conquistarlo, colonizzarlo, depauperando quell’immensa ricchezza di possibilità di infiniti sensi che è sita nel cuore della sua nullità metafisica, nel suo essere velo di Maya che non vale la pena di riscrivere in pittura ma merita soltanto di essere annullato e cancellato da proditorii gesti di stizza informali. In questo modo Pitti va in cerca del satori, dell’illuminazione che può venire dalle piccole cose, anche da un’arte abbassata il più possibile al livello primario dell’esistere, ovvero dell’essere bios, corpo animato che lascia tracce del proprio passaggio terrestre. In questa primordialità c’è una forza elementare sulla quale Pitti punta tutto il suo essere artista, ammirando il coraggio di quella generazione, la Beat Generation, che lo ha preceduto e che ha creduto nel  cammino più che nella meta, nel processo più che nel prodotto, nella scrittura più che nel libro. Nell’essere più che nell’avere.”

GABRIELE TRAVERSO, psicologo e psicoterapeuta

“….Pitti rappresenta la forma artistica di quello che lui ama definire “espansionismo”.” “Pitti, bisogna sempre chiedersi cosa rappresenta, ma quello che è più importante è il modo in cui è rappresentato, la grammatica dell’artista.  E’ lì che si colloca l’arte. Più si ha tecnica, e soprattutto una tecnica propria, più si riesce a comunicare. Pitti si definisce un espansionista: in effetti, lo spazio diventa materia giudizio psicologico: male, diciamo senza alcun indugio. In effetti lo spazio diventa materia e colore. Conoscerlo vuol dire entrare nella dimensione dell’artista: senza volerne tratteggiare, per forza, contorni psicologici. Ci troviamo di fronte ad un uomo dallo sguardo intenso, geniale nella sua incertezza e nella sua inquietudine. La sua  stessa struttura corporea rimanda ad una sua compattezza senza la quale è difficile avere significati nello spazio: e le sue opere hanno sempre dimensioni equilibrate e compatte, tra larghezza e altezza. D’altra parte, è un espansionista, e tutti i fenomeni espansionistici hanno avuto le medesime caratteristiche: dare una impronta alle proprie ide diffonderle in aree quanto più possibili globali. E’ stato così per l’espansionismo cristiano, per quello normanno, per quello ottomano del 1636, per l’espansionismo tedesco attivo fin dal 1904, e poi quello americano. Un espansionismo che per Pitti significa occupare spazio e materia, come detto, attraverso gesti ampi e movenze ardite. Le stesse che usa per dialogare, dove le sue parole cambiano di senso a seconda dei gesti che lui stesso propone. Non possiamo immaginare  un Pitti fermo a chiacchierare: lo possiamo solo vedere descrivere ampi movimenti,che sovente confermano, ma in altre occasioni negano, le parole che vengono dette. E’ inquieto, consapevole delle sue enormi potenzialità, poco propenso alle stabilità che la vita ci riserva. Afferma e sostiene la morbidezza del gesto, ma il suo pensiero, mentre lavora, va oltre:  ma non è sufficiente aumentare lo spazio della sua espressione, perché un metro non basta ad esaurire la forma del suo pensiero, ma non ne bastano nemmeno 50. Se lo immaginiamo aggirarsi in una ipotetica galleria a cielo aperto, potremmo non trovarlo più, perché anche gli spazi ampi sono troppo ristretti,  per lui.

E lui sarebbe già oltre. ”

JOSEF MARIA CADENA, critico e storico d’arte

“ Ver pintar a Pitti escomo asistir a un acto natural en la que la tela y el papel reciben con gozo la acciòn de los colores que distintos, e incluso opuestos entre si, deteminan por armonizar porque son fruto de la sinceridad en la expresiòn”.

MATEO BERRUETA, critico d’arte

“Hay en los cuadros de Pitti – un rapto a la belleza que se desencadena por el sacudimiento creador de este emisario de intensidades colorìsticas que divisa en su pintar con inteligencia y sensibilidad las àreas mentales màs vàlidas y verdaderas”.

ALBERTO RAZZANO, critico e storico d’arte

“Le sue linee tracciate con un pennello fantastico su un fondo che è quello del suo stato d’animo, traducono la ricerca di una verità  intima focalizzata sull’origine dell’ispirazione.” 

VERA MENEGUZZO, critico d’arte e giornalista

“La pennellata larga, la curva che imprigiona un bagliore inaspettato, la sabbia usata come asperità di linguaggio e come base  neutra su cui costruire la decisa scelta coloristica fanno di queste tele pezzi più da “sentire” che da guardare.

Complici il senso della meraviglia per quel che accade al di là della percezione dei sensi, ma che vive, esiste con più potere e acutezza del reale.”

ORFANGO CAMPIGLI, critico d’arte e giornalista

“Pitti impasta la materia-colore per un suo racconto-messaggio “concretizzato nella verità e nella luce” e filtrato dalla allusiva immaginazione del suo animo.”

IRMA PANOVA MAINO, scrittrice

Altervista “Il mondo delle immagini”, 9 gennaio 2014.

ALBINO PITTI. L’arte che esplode

“L’arte si espande disintegrando i confini della mera realtà, depennando i limiti imposti dalla materia stessa. Queste le opere del Maestro Albino Pitti. Opere pittoriche che non sono solo tele da appendere ad una parete, ma sprazzi di un universo fatto di colori che trafiggono l’anima, andando a raccogliere l’essenza stessa dello spirito. Rossi, blu, neri, tinte forti che tratteggiano l’effimero e pongono la visione della vita attraverso il caleidoscopio dell’esistenza, trascendendo dal puro materialismo. Il disegno si sgretola e si ricompone, diventando l’occhio dell’osservatore, diventando la sua anima e assecondandone l’umore. Passato, presente e futuro che si mescolano e si dipingono nell’attimo in cui la materia prende vita e diviene la vita stessa, quasi scritta con uno stile sintetico e minimalista, essenziale nel proprio modo di essere vera. Onde che s’insinuano trasportando l’iride verso altri mondi, altre percezioni, verso l’equilibrio interiore e la possibilità di andare ancora oltre. Oltre la propria immaginazione, oltre il proprio respiro. E ancora pennellate decise, graffianti, che rapportano l’essere umano al proprio quotidiano, davanti alla propria mortale realtà. La fantasia s’invola sopra le tele del Maestro, s’innalza al di la dei confini lasciando ad ognuno la propria eredità, ad ognuno il compito di ritrovare il proprio essere uomo nei colori e nelle forme. Arte in movimento, mai statica e mai scontata. Arte che, nel proprio dinamismo, stravolge le regole stesse della natura spogliandosi delle falsità e delle ipocrisie, restando solo fedele a se stessa.”

JUAN ANTONIO TINTE, critico d’arte

“Pitti: el gesto como objeto.”

“La herencia es un hecho que va ligado de forma indiscutible a la pintura actual, por lo que tiene de consecuencia. El pintor acumula la experiencia propria y la de sus extranos sino para disuardirnos de esa idea, si para convocarnos a un reflejo del presente y su forma de manifestarse en el terreno plàstico, o lo que es lo mismo, necesita de la herencia tanto para secundarla como para obviarla, lo cual no deja de ser una forma de tenerla en el terreno de las apreciaciones directas. En este sentido, y sin negar tal evidencia Pitti (Brescia. Italia 1951) lleva hasta sus ùltimas consecuencias su relaciòn con esa parte de la herencia, siendo ésta y no otras acquella que se desprende del proprio acto de pintar e intervenir sobre la superficie sin màcula. Con una trayectoria dilatada en el tiempo por la màs destacadas galerìas y ciudades italianas, el autor, que no es un desconocido en nuestro paìs pues han sido varias las ocasiones en las que su obra han podido contemplarse sobre todo en el àmbito catalàn, se presenta ahora en el Ateneo de Madrid en lo que supone su segunda individual en la Capital – la primera tuvo lugar en la galerìa Cuatro Diecisiete en 1998 – donde queda de manifiesto y sin paliativos la enorme fuerza visual que ejerce sobre los lienzos que manipula al antojo de los impactos. Tan arrebatador como sutil y tan aguto como impulsivo, Pitti actùa sobre las telas dejando a la pintura hacer en lo que tiene de consecuencia directa a la raìz de su propria labor, esto es, ejerciendo su dictado en forma de huella y rasgo intencionado.

Los pinceles, sumergiéndonos en el camino de las manchas, nos advierten del aliento de su hacerdor. Los colores, duros, pasionales, lechosos en muchas ocasiones, frìos o encendidos, se convierten en un vértigo sinuosos por donde la mirada se deja seducir de intenciones no sòlo narrativas en lo que ostentan de simbòlicos, sino por lo que desprenden en tanto que testimonio casi fastuoso que acciòn y composiciòn pictòrica. Estamos hablando de un pintor que parece dejarse llevar por los impulsos, desde el momento en que sus obras transmiten como eje prioritario esa idea a través de los gestos y la conclusiòn de cada pieza. Pero esto, que no es poca cosa, nos lleva al encuentro de un autor que le vale una base reguladora siempre en la movilidad y nunca en la quietud para, desde ese punto, generar todo un universo de epacios fruto de la no vacilaciòn. Es decir, en su pintura, siempre hallaremos un elemento que deja de ser perturbador para arrastrar desde él toda la composiciòn, en un suerte de manchas y planos impetuosos que adivinamos como telones que cambian de rumbo y direcciòn, cuajando un escenario para la pintura y el dibujo de su pureza encerrado en el gesto.”

FRANCESCO CANOVA, critico d’arte

“El pintor expressionista Pitti.”

“Con una abstracciòn de trazo gestual, colorista y matérico, Pitti va desgranando su propria calligrafia mental y sentimental en unas composiciones llenas de ritmo y fuerza.

En sus telas, con Pitti, en Verona, Brescia, Milan y NY.                

Pintura vinilica, lleva a cabo su lucha creativa, como en un campo de batalla que deja un paisaje dramàtico y hermoso al mismo tiempo.

Al artista italiano no le interesa la figuraciòn demasiado apegada a la realidad externa, sino la realidad interna del autor, capaz de expresar un concepto o una sensaciòn por medio de pinceladas y colores.

Cada estado de ànimo produce un reto creativo en Pitti y, desde la mancha o el gesto, va generando una obra artistica que toma como referentes al espacio y la geometria descompuesta o sin bordes duros, las senales o simbolos, las letras suaves y lejanes como grafitti y la superposiciòn cromàtica como nutriente del cuadro. Pitti, que ha expuesto también en Barcelona y Madrid, practicò el collage en etapas anteriores, a base de maderas y elementos encontrados sobre marcos, para no perder la referencia del cuadro.

Pero ahora es el movimiento gestual de su trazo con la brocha o el pincel, lo que lleva a expresar lo màs identificado consigo mismo.”

ELENA VELIKOVA Critico dell’arte, Direttore Galleria Comunale d’Arte – Ruse

АЛБИНО ПИТИ – VIS & VERTIGO (СИЛА & ЗАВИХРЯНЕ)  в Русе, септември 2013.

„Албино Пити има своя философия за изкуството си. Той изхожда от понятието на  „Дзен-non mente“ – зоната, която позволява да се предават послания чрез енергийния поток и да се генерира по-висша енергия. И той великолепно прави това.

Аз възприемам творбите на Пити „като тайнство на съзидание на битието от небитието“. Неговото изкуство се обръща към самите основи на съзиданието в стремежа не толкова да бъде създадена нова реалност, а стремеж за възприемане на изкуството като ритуал на откровение на автора.

Фактически, решавайки пространствените задачи, безпредметната живопис обостря въпроса за мястото на човека в системата на изкуството. Истина е, че изкуството, освободено от конкретни изображения в живописта, машинално разчита на интуитивното, творческо възприятие у зрителя. „Въображение  е способността да се творят образи, излизащи извън пределите на реалността“. Изкуството се превръща в диалог, двустранен размисъл в общото комуникативно пространство, в което художникът подава темата. В ХХI век не се води диалог между художника и зрителя, взаимодействието е между пространствата на света и човека. Това означава, че „вътрешният диалог, спорът в абстрактната творба позволява на истината да влезе в света на човешките отношения и да съществува в него“.

Методът на Пити съчетава в себе си спонтанността на „живописния жест“ и вътрешната информативна наситеност, предполагайки създаване на някаква формула на собствен символичен знак, където доминира философията на духа. Художникът успява да съедини интуитивното възприятие на реалността, самосъзнанието и субективно-екзистенциалния компонент на живописта.

Авторът ориентира зрителя към активно творческо участие. Той ни направлява чрез своите основни свойства – цвят и ритъм. Затова ви каня за сътворчество в пърформанса, който Маестрото ще ни демонстрира.“